de-UN'ALTRA STRAGE A LARGO DI LAMPEDUSA - BASTA VIOLENZA DI CONFINE!
UN ALTRA STRAGE A LARGO DI LAMPEDUSA - BASTA VIOLENZA DI CONFINE!
Domani saranno passati quattro mesi dalla "strage" di Cutro, solo 10 giorni da quella di Pylos. In questi casi, il fatto che i corpi senza vita siano stati sbattuti dal mare proprio sulle spiagge europee, quelle pronte a riempirsi d'estate di gente in vacanza - o il numero particolarmente alto di vittime, hanno scosso la pubblica opinione italiana e internazionale, suscitando indignazione, rabbia o almeno una nota di disappunto in un quadro di generale torpore e indifferenza.
Eppure, stanotte, a largo di Lampedusa, c'è stato un altro, l'ennesimo, naufragio. Non sappiamo nemmeno di quante persone, esattamente: le prime testimonianze raccolte da UNHCR riferiscono di almeno 37. Un numero che non riesce a rendere conto della gravità della situazione. Che non rievoca i 4 dispersi di due giorni fa, quando la barca Nadir della flotta civile per ore e ore ha tentato senza successo di trovarli in seguito a un naufragio a poche miglia dalle coste tunisine. Né riesce a dare risposte alle famiglie di chi, due giorni fa, ha perso la vita dopo che un'altra imbarcazione si è ribaltata.
Nell'ultimo anno, le condizioni di partenza dalla Tunisia sono diventate sempre più pericolose. La criminalizzazione dei "subsahariani", esplosa dopo il discorso razzista del presidente Kais Sayed del 21 febbraio, ha precarizzato le condizioni di vita di migliaia di persone lasciandoli senza casa né lavoro in un ambiente di generalizzato odio razzista. E' in questo contesto che prendere il mare con barche in ferro è diventata l'unica reale soluzione, una scelta costretta senza altre alternative.
Maldusa è presente a Lampedusa da settembre 2022, e da allora i naufragi sono innumerevoli. La maggior parte di questi non sono stati nemmeno nominati. Non un articolo di giornale, non un approfondimento, nessuna visita di ministri emeriti.
Cosa aspettiamo a creare passaggi sicuri? Ogni morto, ogni disperso in mare è misura dell'inadeguatezza della strategia messa in atto dalle istituzioni; la lentezza delle operazioni e le modalità operative stesse si ostinano a voler considerare la presenza di barche in mare come un'eccezione mentre ogni giorno, da anni ormai, sono decine le segnalazioni di persone in difficoltà. Nel frattempo le barche della flotta civile vengono osteggiate e criminalizzate come fossero il "vero nemico", costrette ad andare in porti lontani o sequestrate in porto, mentre a largo, lontano dagli occhi, il mare svuotato si fa teatro dell'orrore.
Il Mediterraneo non è un cimitero ma una scena del crimine.
Quanti altri morti, quanti altri naufragi invisibilizzati - eppure così concreti, se solo si conosce qualcuno che vi è coinvolto, quando si parla con chi ha perso amic*, compagn*, parenti.
Non aspettiamo di vedere, ancora, vittime sulle nostre spiagge. Non aspettiamo numeri così alti da non saperli immaginare.
Opponiamoci alle politiche mortifere di respingimento e esclusione, combattiamo contro questa gestione europea dei confini!
Combattiamo per una libertà di movimento per tutte e tutti!