Tutt’altro che “sotto controllo”   Lampedusa negli ultimi mesi  

27.08.2024
Lampedusa - agosto 2024
Lampedusa - agosto 2024


Da giugno ad oggi abbiamo visto un aumento significativo degli arrivi rispetto ai mesi precedenti.

Solo nella prima metà di agosto, sulle coste di Lampedusa sono arrivate quasi 2.500 persone partite principalmente dalle coste libiche. A giugno ne erano arrivate poco più di 2.500 persone, mentre nel mese di luglio il numero è salito a oltre 3.500, con un picco di 14 imbarcazioni sbarcate in meno di 24 ore e con più di 600 persone arrivate e portate nell'Hotspot di Contrada Imbriacola, raggiungendo e superando - ancora una volta - la massima capienza della struttura di confinamento. Anche nell'ultimo weekend di agosto sono arrivate più di mille persone.


Sia di giorno che di notte, le persone sono sbarcate al molo Favaloro del porto di Lampedusa, a bordo di motovedette della Guardia Costiera italiana, Guardia di Finanza o di Frontex, o sulle loro stesse imbarcazioni di fortuna, spesso individuate dalle autorità anche grazie alle segnalazioni di Alarm Phone o agli assetti aerei della società civile.

Nonostante le sfide che le persone in movimento sono costrette ad affrontare, e le violenze a cui sono sistematicamente esposte a causa del regime di frontiera, esse continuano a trovare percorsi alternativi per raggiungere l'Europa, dimostrando enorme coraggio, determinazione, resilienza. La loro perseveranza mostra ancora la necessità urgente di un cambiamento politico che sia in grado di rispettare la loro dignità e il loro diritto alla libertà di movimento.


Lampedusa - agosto 2024
Lampedusa - agosto 2024

A fronte di una narrativa mainstream incentrata sulla capacità del governo di estrema destra di "bloccare le partenze" e dunque gli arrivi, e della retorica del "tutto sotto controllo", grazie agli accordi di Giorgia Meloni con paesi Nordafricani, le voci delle persone che riescono ad attraversare il mare raccontano una storia totalmente diversa.


La situazione è tutt'altro che "sotto controllo". L'esternalizzazione delle frontiere ha reso sempre più difficile raggiungere il mare e attraversarlo. Sempre più spesso, le persone che provano ad attraversare il mare vengono arrestate sulla spiaggia o intercettate violentemente in mare - grazie alla dotazione di assetti navali procurati a Libia e Tunisia da parte dell'Italia - picchiate, forzatamente trasferite verso le frontiere libiche e algerine, talvolta abbandonate e lasciate morire nel deserto, talaltra esposte a quei respingimenti a catena che il diritto internazionale vieta.


Nonostante l'aumento degli arrivi dello scorso anno fosse stato determinato in gran parte dalle politiche razziste dei governi e delle autorità tunisine, paragonare la situazione attuale a quella del 2023 è fuorviante. La diminuzione degli arrivi non indica un cambiamento nelle motivazioni di partenza, bensì un incremento dei dispositivi di sorveglianza.

Le persone che, avendo perso casa e lavoro, sono state costrette a prendere il mare in condizioni di estremo pericolo nel 2023, si trovano a fronteggiare ulteriori ostacoli nei loro percorsi di fuga.


Eppure, la repressione in Tunisia, sia in terra che sulle coste, continua a colpire duramente le persone in movimento, in particolare quelle di origine subsahariana, che vengono segregate socialmente, sfruttate economicamente ed esposte alla violenza della polizia. Non solo, esse rimangono bloccate in un limbo in cui spesso è difficile sfuggire da torture e violenza, con controlli e pullback in mare sempre più sistematici, operati dalla Garde Nationale e quindi impossibilitati a tornare nel proprio paese d'origine. Vengono spesso abbandonate nel deserto al confine tra la Libia e l'Algeria, stuprate, senza alcun tipo di accesso a strutture sanitarie e con una totale assenza da parte delle istituzioni a livello internazionale.


La violenza strutturale determinata dalle situazioni geopolitiche dei paesi da cui le persone partono, e dall'esternalizzazione delle frontiere, appare riflessa a Lampedusa: nella diminuzione degli arrivi, nei naufragi, nelle salme recuperate e nei segni di tortura e cicatrici sui corpi di chi arriva in vita.

Lampedusa infatti continua a vedere arrivare persone morte in mare, decessi causati da annegamento a seguito di un naufragio o a causa di intossicazione dovuta all'inalazione da idrocarburi, motivo di morte che sta aumentando esponenzialmente per le persone che durante il viaggio si trovano vicino al motore, nella parte bassa della barca.

Chi riesce ad arrivare, invece, viene "accolto" al Molo Favaloro, le cui condizioni strutturali rimangono disumane e inadeguate. Con le temperature molto alte di agosto, le persone vengono messe in fila sotto il sole cocente, spesso senza scarpe o totalmente scalze, in attesa sul cemento rovente. Tale passaggio continua ad essere pieno di buche e ingombri che ostacolano il passaggio dei mezzi di soccorso: un ultimo esempio è quello di una persona partita dalla Libia, arrivata a metà agosto, i cui arti erano amputati. La carrozzina e la barella per il suo trasporto non riuscivano a passare a causa dei tubi per pulire le barche ormeggiate della Guardia di Finanza e di Frontex.

Il tempo dello sbarco spesso non supera i 15 minuti: dallo screening medico, alle domande illegittime di Frontex, volte a criminalizzare le persone e controllare con sempre maggiore ossessione le frontiere, fino al raggiungimento dell'autobus della Croce Rossa. Nella fretta istituzionale di togliere queste persone dallo sguardo dei turisti, più volte non gli viene neanche concesso di andare ai bagni presenti all'entrata del Molo. Servizi igienici che comunque continuano ad essere privi di acqua corrente e in condizioni pericolose, con porte scardinate, impossibili da chiudere adeguatamente e pezzi di muro che cadono.

Tutto ciò è l'ennesima dimostrazione di un chiaro intento istituzionale a non creare uno spazio dignitoso e adeguato per chi arriva sull'isola senza un passaporto europeo.

A ciò si aggiungono i "trasferimenti lampo".

Nonostante si utilizzino tutti i mezzi possibili di sorveglianza e contenimento - non ultimo il patto Italia-Albania che, con l'investimento di 700 milioni di euro nell'arco dei prossimi 5 anni da parte del Governo italiano di estrema destra, farà sbarcare le persone soccorse dalle autorità italiane in una cittadina portuale del nord dell'Albania, dove verranno esaminate le richieste di asilo - si teme "il fenomeno settembre 2023" in cui quasi 15 mila persone sono arrivate nell'arco di una settimana a Lampedusa.

Ad oggi, questo timore si concretizza nel trasferimento quasi immediato delle persone arrivate, stanche e stremate dopo giorni in mezzo al mare e con barche non sicure e non attrezzate adeguatamente. Dall'Hotspot gestito dalla Croce Rossa, le persone vengono messe nuovamente sugli autobus per raggiungere il Molo Commerciale dove attracca il traghetto di linea per raggiungere, in più di 9 ore di viaggio, Porto Empedocle. Capita sempre più frequentemente che le persone rimangano per anche solo un paio di ore nell'Hotspot di Lampedusa, dove vengono unicamente identificate e foto segnalate, senza poter riposare, farsi una doccia o mangiare un piatto caldo.

Questo comporta anche che le Organizzazioni o Agenzie istituzionali, sempre più presenti in Hotspot, con il mandato di individuare le vulnerabilità, anche quelle meno visibili e più sottese, e le situazioni personali di chi è da poco sbarcat3. alla fine non riescano a fare un lavoro adeguato con tentativi che svaniscono nel nulla, ma con conseguenze che ricadranno unicamente sulle persone in movimento.

Nonostante la necessità di velocizzare i trasferimenti fosse stata rivendicata da molte organizzazioni quando le persone erano costrette a essere detenute a Lampedusa anche per mesi - prima dell'attuazione del piano di emergenza nell'aprile del 2023 e dell'avvento della Croce Rossa come gestore dell'Hotspot - ciò a cui assistiamo oggi, la velocità implementata, non va nella direzione di una maggiore tutela dei diritti delle persone in movimento, ma anzi verso la loro violazione.

Si riducono i tempi per svolgere un' appropriata informativa legale, facilitando così l'incanalamento di chi sbarca verso percorsi di detenzione finalizzata all'espulsione.

Proprio in questi giorni il Governo ha ripreso i tentativi di implementazione delle nuove procedure di frontiera all'interno della nuova struttura detentiva adiacente all'Hotspot di Porto Empedocle: 70 posti in container, che ospitano ad oggi sei cittadini tunisini, uno dei quali ha la detenzione convalidata dal Tribunale di Palermo. Una sperimentazione incostituzionale, eppure in atto, dinanzi alla quale l'interlocuzione con le persone in movimento, per informarle dei propri diritti, diventa ancor più essenziale.

Molo Favaloro, Lampedusa agosto 2024
Molo Favaloro, Lampedusa agosto 2024

Ancora un'estate abbiamo osservato stragi prevedibili ed evitabili causate da un violento regime di frontiera che impedisce l'autodeterminazione delle persone nella scelta del luogo in cui vivere. Eppure a fronte di un contesto come quello di Lampedusa, sempre più militarizzato e aggressivo in tutte le sue sfumature - dalla presenza massiccia di forze di polizia e dell'esercito ai fili spinati, dalle camionette blindate ai luoghi di confinamento dove vige il silenzio informativo e l'invisibilità di ciò che accade, ci pare importante continuare a sostenere coloro che stanno, nonostante tutto, continuando a sfidare e oltrepassare i sempre più sofisticati dispositivi di frontiera presenti nel Mediterraneo centrale, nell'intento di esercitare la propria libertà di movimento.