QUEERS IN PALESTINE: 

COMUNICATO DALLA PALESTINA AL MONDO

OTTOBRE 2024


Comunicato da Queers in Palestine Ottobre 2024: dopo un anno di genocidio continuo, con questo manifesto si vuole amplificare la richiesta di stampare, diffondere, in ogni quartiere ed in ogni strada. 

Mentre la violenza coloniale vuole privare della parola, resiste la determinazione di far sentire la propria voce.  "Siamo ancora mossə dalla forza della vita e ci muoveremo sempre con essa e verso di essa" 


Pagina Queers in Palestine كويرز في فلسطين:  https://www.instagram.com/queersinpalestine/

Voci di lettura: Annapaola, Veronica, Giuliana, Sara, Sofia, Bea, Claudia 

COMUNICATO in ITALIANO

Dalla Palestina al mondo – ottobre 2024

Linguaggio: privatə delle parole dalla violenza coloniale, resistendo alla cancellazione

Dopo un anno di genocidio continuo, pulizia etnica, tentativi di espansione da parte del progetto coloniale dell'entità sionista, e della nostra incessante e salda rivolta globale, consegniamo un messaggio dalla Palestina al mondo, sebbene le parole non possano esprimere la profondità del nostro trauma collettivo o della radicale resistenza che incarniamo. Le parole crollano mentre siamo testimoni della distruzione di corpi, terre, storie e futuri. Il linguaggio non riesce più a sostenere il peso della nostra sofferenza, della nostra rabbia, del nostro dolore infinito. Non può rendere giustizia ai nostri sentimenti ed esperienze. Mentre le forze di morte e distruzione del capitalismo e del colonialismo stanno ferendo il mondo, siamo ancora determinatə a far sentire la nostra voce, siamo ancora mossə dalla forza della vita e ci muoveremo sempre con essa e verso di essa.

Palestina e Libano: Una terra nel lutto e nella lotta

L'entità coloniale sionista esiste ancora perché potenze coloniali e imperialiste la sostengono e la finanziano. Queste sono le stesse potenze che hanno prodotto l'accordo coloniale di Sykes-Picot nel 1916, frammentando Palestina, Libano, Siria, Giordania e altre nazioni arabe, imponendo confini sulle nostre terre. Viviamo con le conseguenze di questi sistemi. Incarniamo profondamente la consapevolezza di questa violenza e abbiamo cercato di avvertire il mondo che queste potenze non vedono la nostra umanità né rispettano la nostra sovranità. Le promesse di giustizia e responsabilità del mondo, attraverso leggi e istituzioni internazionali coloniali, non fanno altro che riprodurre violenza e danni senza alcuna trasformazione. L'esistenza stessa di queste potenze coloniali è costruita sulla morte (sociale) e lo sfruttamento di altrə. Le stesse tattiche di annientamento che sono state usate a Gaza dall'ottobre scorso ora vengono utilizzate anche in Libano. Ci colpiscono tuttə –– dagli strumenti di sorveglianza per la repressione politica, alle armi per uccisioni dirette. Dalle corporazioni ad altre strutture coloniali, se non smantelliamo questi sistemi, continueranno a consumarci tuttə.

Sionismo: minaccia contro l'umanità

Il colonialismo di insediamento sionista è stato perpetrato contro le terre dello Yemen, del Libano, della Siria, dell'Iraq e della Palestina. Ma non si ferma qui: il sionismo è una minaccia globale. Mentre la Palestina viene utilizzata come campo di prova dall'entità sionista per sviluppare tecnologie di oppressione (incluse invasioni cibernetiche e guerra tecnologica) per controllare le persone e sopprimere la resistenza in tutto il mondo, queste invenzioni sioniste vengono esportate e utilizzate a supporto della violenza statale a favore dell'espansione coloniale, imperialista e capitalista. L'influenza dell'entità sionista si estende alla geopolitica e allo sfruttamento delle risorse in America Latina e Africa –– dai progetti minerari in Namibia, all'estrazione di diamanti in Angola, e a 'Cop City' negli Stati Uniti –– e la sua aggressione può essere contenuta solo attraverso la lotta e l'abolizione.

Il mito dell'individualismo e della separazione

L'individualismo è uno strumento dei sistemi di (neo)liberalismo, capitalismo razziale e colonialismo. È progettato per distruggere i nostri collettivi e le pratiche comunitarie attraverso la frammentazione e la separazione –– lə unə daə altrə, dalla terra, dal pianeta e dall'universo, e da noi stessə. L'illusione della separazione nega la nostra autonomia, la nostra sovranità sui nostri corpi e sulla nostra terra. Resistiamo a questo mito coloniale dell'individualismo che serve i sistemi oppressivi. Siamo interdipendenti e le nostre lotte sono interconnesse e intersezionali –– non esiste una liberazione individuale. Nessunə è liberə, finché non saremo tuttə liberə.

Sul cammino dell'abolizione e della trasformazione

La nostra realtà, e le nostre verità queer, femministe e radicali, non possono essere quantificate. Non possono essere ridotte a dati, a schermi, a immagini consumabili. La violenza genocida che affrontiamo e a cui resistiamo ogni giorno non è un evento da documentare. Questa profonda rottura è uno strappo nel tessuto della vita che richiede qualcosa di più del semplice discorso. Richiede azione e trasformazione. E necessita di abolizione. Un'abolizione non solo attraverso lo smantellamento delle prigioni e la distruzione di tutti i sistemi carcerari, ma anche il rifiuto di tutte le strutture che cercano di imprigionare e uccidere i nostri corpi, i nostri desideri, le nostre terre, i nostri futuri. L'abolizione è una diretta opposizione alle forze che cercano di cancellarci, lungo il cammino verso una trasformazione sistemica e affermativa della vita. È immaginare e costruire radicalmente un futuro diverso dal presente.

La speranza come pratica radicale

I nostri corpi sono afflitti dalla stanchezza, i nostri spiriti feriti dal peso incessante dell'oppressione. In questa terra rubata a noi, dove viviamo il genocidio in ogni momento, la speranza è una pratica radicale. Siamo guerrierə, sopravvissutə, ribelli. Non ci estingueremo. L'indifferenza del mondo è un tradimento –– lo sappiamo. Non permetteremo che la nostra delusione ci consumi. Alimentatə dalla nostra rabbia e dolore collettivi, ci uniamo e ci rafforziamo. Anche in questi tempi difficili, canalizziamo la nostra speranza come una forza collettiva di resistenza alle fondamenta stesse di questi sistemi ingiusti, in Palestina e ovunque. Non solo sopravviveremo a questo genocidio, ma prospereremo –– reclamando la nostra terra rubata e costruendo un futuro libero dalle catene del patriarcato, del colonialismo, del capitalismo e del sionismo.

Costante lotta trasformativa verso la liberazione collettiva

Un anno dopo, continuiamo a chiedere al mondo di:

  • Essere radicale, femminista, queer, intersezionale, decoloniale e abolizionista nelle nostre resistenze: alimentate dalla rabbia, dall'amore e dal desiderio di giustizia, trasformazione e liberazione collettiva.
  • Resistere alla narrazione coloniale egemonica: non smettere di parlare della Palestina con lə tuə carə, fratelli e sorelle queer, amicə e comunità. Sfida la cornice coloniale e islamofobica che dipinge le voci palestinesi e razzializzate come antisemite.
  • Intensificare tutte le forme di interruzione dei sistemi coloniali e capitalisti che alimentano questa violenza. Scioperare e protestare contro l'uso del tuo lavoro e dei tuoi soldi delle tasse per finanziare, sostenere e approvare il colonialismo d'insediamento e il genocidio. Combattere contro i governi e ritenerli responsabili delle loro relazioni militari, diplomatiche, economiche e politiche con Israele e del loro sostegno a esso.
  • Incarnare la rabbia e il dolore come forze radicali di cambiamento: insieme canalizziamo la nostra rabbia e il nostro dolore verso un mondo libero dal sionismo e da tutti gli altri sistemi di oppressione.
  • Immaginare radicalmente un mondo diverso e mettere in pratica questa immaginazione organizzandosi per combattere i sistemi attuali e costruire il futuro partendo dal presente.

Ricordare sempre: onorare coloro che abbiamo perso e restare saldə nella resistenza con tutti i mezzi possibili.